Quadrato del Sator

Quadrato presente ad Oppède (Francia)
Il quadrato del Sator è una ricorrente iscrizione latina, in forma di quadrato magico, composta dalle cinque seguenti parole: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS.
La loro giustapposizione, nell'ordine indicato, dà luogo a un palindromo, vale a dire una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra e viceversa o dall'alto in basso e viceversa. L'iscrizione è stata oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici, sia in epigrafi lapidee sia in graffiti, ma il senso e il significato simbolico rimangono ancora oscuri, nonostante le numerose ipotesi formulate.

Secondo alcuni altri studiosi, il Quadrato del Sator sarebbe diventato nel Medioevo una sorta di sigillo dei Cavalieri Templari. L'esemplare più antico del Quadrato del Sator fu scoperto nel 1925 a Pompei, e quindi risalirebbe a circa duemila anni fa (Pompei fu sepolta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo). A Pompei, e risalente alla solita epoca, ne fu scoperto un altro una decina d'anni dopo il primo.


Dove si possoo ammirare?
Ce ne sono a Roma, a Cirencester in Inghilterra, nel castello di Rochemure, a Oppède, a Puy-en-Velay, nella cappella di Saint-Claire, a Siena, a Collepardo (Frosinone), a Santiago di Compostela, ad Altofen in Ungheria, a Riva San Vitale in Svizzera, a Sermoneta (Latina), ad Aosta, ad Ascoli Satriano (Foggia), a Capestrano (L'Aquila), ad Arcè (Verona), a Ficarra (Messina) e altri ancora.


Lettura bustrofedica
Se si leggesse il palindromo cambiando verso di percorrenza alla fine di ogni riga o di ogni colonna (scrittura bustrofedica), si otterrebbe la frase "sator opera tenet arepo rotas", in cui il termine Sator indicherebbe il seminatore, arepo rappresenterebbe una contrazione di areopago (nel significato di tribunale supremo), e il palindromo potrebbe essere tradotto con: "Il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino"; tale interpretazione attribuirebbe pertanto un significato morale al quadrato magico secondo cui: "L'uomo decide le sue azioni quotidiane, ma soltanto Dio decide il suo destino".
Da notare come, sempre utilizzando una lettura bustrofedica, arepo è la costellazione del Grande Carro, la falce degli dei (harpé), simbolo del loro potere universale e quindi metafora di Dio.


Altre  letture
Tra le letture che partono da considerazioni numerologiche, l'Enciclopedia Britannica sostiene che altro non si tratti che l'equivalente in lettere di un Quadrato di Marte (Quadrato numerico ove la somma dei numeri in riga, in colonna e in diagonale è sempre la stessa); suffraga questa ipotesi anche con il fatto che in alcuni casi il quadrato è rappresentato con riga e colonna centrali in rosso, il colore di Marte (equivalente, nella mitologia romana, al greco Ares) e ipotizza che la lettura debba essere di tipo bustrofedico: "Il seminatore dell'Aeropago detiene le ruote dell'Opera". Questa interpretazione però presta il fianco a critiche difficilmente superabili: i quadrati di Marte si "leggono" non solo in orizzontale e in verticale ma anche in diagonale, mentre qui la lettura diagonale non dice nulla; il testo è in lingua latina e questo rende poco accettabile l'interpretazione di quell'"AREPO" come "aeropago"; è difficile poi accettare quell'"OPERA" come un genitivo, quando la grafia indica un probabile accusativo.



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